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martedì 9 febbraio 2010

In memoria di Eluana E.

(di Chiara Lalli)

È passato un anno dalla morte di Eluana Englaro. Diciotto anni dall’incidente mortale. Due morti diverse, spesso coincidenti: quella della coscienza, la morte mentale o biografica; quella che ti fa smettere di pensare e capire e sentire. E quella del corpo, assoluta e totale. Due morti diverse se si accoglie la premessa che la vita biologica è una condizione necessaria ma non sufficiente per la vita personale. Due morti diverse: una fortuita e accidentale; l’altra voluta, rivendicata come libertà e diritto di scegliere. E il volere la morte è qualcosa che non si perdona. Perché la vita è sacra e sono tutti bravi a dirti che non te ne puoi liberare, salvo poi magari ripensarci qualora si sia direttamente coinvolti. Perché la vita è sacra e il tuo volere non conta nulla.
                Certo Eluana Englaro, proprio a causa di quella prima morte, non era in grado di manifestare quel volere con la sua voce. Perché la voce non ce l’aveva più. La sua famiglia si è incaricata di farsene dolente interprete. E lo ha fatto pubblicamente, reclamando un diritto e rifiutando di risolvere la questione portandosela a casa, di nascosto, nell’ombra domestica. Si può essere d’accordo oppure preferire la via più comoda e privata, ma non si dovrebbero insultare i genitori di Eluana Englaro e le ragioni che li hanno spinti a percorrere questa strada. Eppure gli insulti sono ancora vivi nella memoria di molti. “Assassini”, forse, non è nemmeno quello più ripugnante.[...]
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[fonte: chiaralalli.com]